Leggere il presente

L’autonomia differenziata è un passo indietro. Intervista a Francesco Pallante

G—P
Giulia Priore 18 Aprile 2024 4 min

L'Italia è in difficoltà da decenni ma la soluzione non è l'autonomia differenziata. Sarebbe un disastro per diversi settori che riguardano la vita di tutti: la sanità, la scuola, la gestione dei rifiuti. Francesco Pallante nel suo libro prende una posizione netta contro il provvedimento che si sta affermando in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto a discapito di tutte le altre regioni e dell'unità d'Italia.

In che modo l’autonomia differenziata delle regioni avrà un impatto negativo sulla sanità pubblica?

La sanità è in grave sofferenza economica: in rapporto al Pil, la spesa italiana è la metà della spesa tedesca e francese, siamo al di sotto di quanto spendevamo prima del Covid-19. Oltretutto, le poche risorse a disposizione sono ingiustamente distribuite tra le regioni, a detrimento del Sud. Le richieste di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna riguardano tutto ciò che ancora rimane di competenza statale: l’organizzazione del servizio sanitario e il suo finanziamento, la modalità di erogazione delle prestazioni, la disciplina del rapporto di lavoro con il personale, gli investimenti in strutture e strumentazioni, il rapporto con i privati, i farmaci.

Gli obiettivi principali sono due: ottenere un riparto delle risorse ancora più favorevole e disporre di maggiore libertà nella gestione del rapporto con i privati. Ne deriverà un aumento delle già enormi disuguaglianze territoriali e, poiché le risorse rimangono comunque poche, una più incisiva privatizzazione del servizio.

L’autonomia differenziata è una risposta di retroguardia – e politicamente meschina – ai problemi della società italiana proprio perché certifica questo stato di cose: l’Italia è perduta, si salvi chi può.

Quali altri settori delle nostre vite verranno toccati da questa manovra?

Le richieste regionali sono amplissime: oltre alla sanità, riguardano l’istruzione, i beni culturali, la giustizia, le politiche del lavoro, il sostegno alle imprese, l’ambiente e il paesaggio, l’edilizia, la gestione dei rifiuti, la protezione civile e altro ancora. Veneto e Lombardia vorrebbero acquisire al demanio regionale strade e autostrade, ferrovie, porti e aeroporti: beni – si badi – realizzati con i soldi di tutti gli italiani.

Le due regioni vorrebbero diventassero regionali anche i laghi e i fiumi: le principali riserve idriche del Paese. L’Emilia-Romagna vorrebbe tutti i musei presenti nella regione, oltre a un sistema scolastico regionale alternativo a quello statale. Alcune richieste sono al limite del ridicolo: il commercio con l’estero, le reti dei trasporti, la produzione e la distribuzione dell’energia sono attività che si svolgono oggi a livello globale, rendendo inadeguati persino gli Stati. E noi vorremmo regionalizzarle?

Nel secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione si sancisce come obiettivo ultimo il pieno sviluppo della persona umana, condizione necessaria affinché tutti possano effettivamente partecipare alla vita politica, economica e sociale del Paese. L’autonomia differenziata non sembra andare in questa direzione e quindi la domanda sorge spontanea: qual è lo scopo di questa manovra?

L’Italia è in gravi difficoltà. Siamo stati, in passato, un Paese molto dinamico: usciti distrutti dal fascismo e dalla guerra, in pochi anni ci siamo ritrovati a competere con le principali economie mondiali. Siamo ancora tra le collettività più ricche del mondo, ma il declino è sempre più marcato. Per i costituenti era evidente che ai problemi della vita collettiva si dovesse trovare una soluzione collettiva, capace di coinvolgere tutti. Di qui, l’idea che il pieno sviluppo delle potenzialità di ciascuno non fosse un obiettivo egoistico, ma dovesse essere rivolto a consentire a tutti di partecipare al progresso della società. Come, in effetti, in passato è avvenuto.

Oggi, al contrario, di fronte a un problema generale, non crediamo più che la soluzione debba essere collettiva, ciascuno pensa solo a se stesso. L’autonomia differenziata è una risposta di retroguardia – e politicamente meschina – ai problemi della società italiana proprio perché certifica questo stato di cose: l’Italia è perduta, si salvi chi può.

Francesco Pallante

Spezzare l'Italia. Le regioni come minaccia all'unità del Paese


Vele, pp.144