«La solitudine si distingue dall’isolamento, come il silenzio si distingue dal mutismo.» Questa la frase più iconica del libro di Eugenio Borgna In dialogo con la solitudine. In questa tensione tra la solitudine e l’isolamento s’inserisce il bug degli hikikomori. Persone, in buona parte giovani, che hanno scelto di chiudersi in casa e non uscire mai più. Si chiama autoisolamento sociale volontario ed è un disturbo in aumento anche tra le fasce di età più alte, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo. Non uscire più di casa significa aver paura di tutto, dell’altro ma prima di tutto di sé stessi. Significa avere bisogno di uno spazio protetto e concluso come un convento per interagire con la realtà. Il contatto diretto e fisico con l’altro presuppone fiducia e disponibilità allo scambio. Ogni interazione con l’altro implica la perdita di un pezzo di sé e l’isolamento non ammette questo, la contaminazione è esclusa.
L’isolamento è anche un modo per fermare il tempo. Che ovviamente non si ferma mai. Un po’ come una crioconservazione o come un viaggio nello spazio. A questo proposito Jeff Bezos, fondatore ed ex CEO di Amazon, ha lasciato formalmente la guida della sua azienda e per celebrare la fine di questo suo percorso ha deciso di lanciarsi nello spazio, ovvero di salire a bordo di una navicella per farsi un tour turistico oltre l’atmosfera terrestre. Non sarà del tutto solo, infatti con lui ci saranno il fratello e un passeggero sconosciuto, ma è singolare che il suo spettacolare gesto corrisponda all’umore generale del momento.
Eugenio Borgna
In dialogo con la solitudine
Seconda domanda e seconda risposta dell’intervista a Eugenio Borgna sulla solitudine e i suoi contrari. È il turno della città e di come viverla senza sentirsi troppo soli.
Terza e ultima parte dell’intervista a Eugenio Borgna sulla solitudine e i suoi contrari. Concludiamo il nostro percorso soffermandoci su come sia cambiata la nostra vita dopo la pandemia e su come la fragilità abbia preso il posto della superficialità.