Leggere il presente

Siamo tutti scettici (o dovremmo esserlo almeno un po’)

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Angelica Taglia 27 Giugno 2023 6 min

In queste «Sette brevi lezioni sullo scetticismo» Maria Lorenza Chiesara ci mostra come sospendere il giudizio sulle questioni non chiare, controverse e di difficile soluzione, secondo il suggerimento dello scetticismo pirroniano, porti con sé un atteggiamento pratico di apertura mentale e di tolleranza utili per affrontare anche la complessità del nostro presente. Angelica Taglia, nella sua recensione, osserva come un po’ di scetticismo così inteso possa essere un buon condimento per le nostre vite.

Qualche tempo fa ho esposto a un amico un progetto a cui tenevo molto. Dopo averci pensato un bel po’, lui mi ha risposto che, al riguardo, era «scettico». Scettico! Ma come scettico? Cosa intendeva? Skepsis, recita il dizionario di greco, significa, tra l’altro, esame, riflessione e poi dubbio, incertezza. Gli scettici, in origine, erano quei filosofi che esercitavano il dubbio su ogni cosa. E fin qui, la risposta che mi aveva dato poteva anche andarmi bene. Era una persona di cui avevo stima e la riflessione e il dubbio erano naturali in lui.

Ma nel nostro uso del termine scettico, e sicuramente nel suo di quel giorno, c’era ben altro oltre al dubbio, c’era il carico della sfiducia: il mio amico voleva dire che non credeva nel potenziale di quell’idea, a suo parere non meritava investirci su. Niente come lo scetticismo può gelare un progetto, ho pensato: lo scetticismo mina l’azione e ti toglie le forze. Insomma, è stata una doccia fredda.

Di fronte alla complessità, la soluzione più immediata è quella di affidarci agli esperti, ma non sempre gli esperti sono facili da individuare nel mare di informazioni, vere o false, in cui siamo immersi.

Non mi stavano molto simpatici gli scettici, quando studiavo filosofia antica. Ho fatto sempre fatica a condividere la convinzione secondo cui l’atarassia, quell’imperturbabilità che per le filosofie ellenistiche e di epoca imperiale contraddistingue il saggio, segue «come un’ombra» la sospensione del giudizio. Forse è vero che la sospensione del giudizio degli scettici, la famosa epoché, ottenuta contrapponendo tra loro le altre filosofie fino a dimostrarne l’equivalenza e, in sostanza, fino a smontarle, ci svincola da tutti i dogmi e ci rende più liberi, più leggeri. Tuttavia, mi sembrava, ci priva anche di tensione costruttiva, di progettualità (ritornando al mio povero progetto di quel giorno).

Questa Vela di Maria Lorenza Chiesara mi ha mostrato sotto una luce diversa gli scettici di cui ci racconta, i pirroniani, messi a fuoco in particolare attraverso il punto di vista di Sesto Empirico. In queste pagine, lo sguardo scettico sul mondo ci appare infatti ispirato dalla cautela e insieme da una consapevolezza dei limiti umani, due cose tutt’altro che inutili in un tempo come il nostro, dominato dalla complessità e dalla conseguente difficoltà che incontriamo nel tentativo di agire correttamente. Scrive l’autrice:

«Sempre più spesso siamo chiamati a pronunciarci su questioni complesse che richiedono conoscenze che non abbiamo, oppure ci troviamo ad avere a che fare con punti di vista e visioni del mondo fondamentalmente diversi, se non con culture e religioni che propongono valori molto lontani dai nostri».

Di fronte alla complessità, la soluzione più immediata è quella di affidarci agli esperti, ma non sempre gli esperti sono facili da individuare nel mare di informazioni, vere o false, in cui siamo immersi. Chi è davvero competente? E chi ci dice che anche il suo sapere non sia provvisorio e passibile di essere superato a breve da nuove rivoluzionarie scoperte, e la sua sia quindi la parola più affidabile? Per non parlare poi di quando a confrontarsi sono opinioni e tradizioni diverse, che non hanno a che vedere con il sapere, ma con le convinzioni personali, culturali, religiose. Come comportarsi in tutti questi casi? La complessità è una costante dei nostri giorni e il disorientamento è sempre alle porte.

È qui che lo scetticismo di Sesto ci viene in aiuto, nota Chiesara, mirando a «un modo di pensare e di vivere che a suo parere consente di gestire il disorientamento, se non l’ansia, generati dalla molteplicità e contraddittorietà dei modi di apparire delle cose». Questo medico antico ci propone una autentica «cura» in tre passaggi.

Per cominciare, si tratta di fare un passo indietro e di assumere un atteggiamento critico, la skepsis appunto: «Questa pratica consiste innanzitutto nell’esercizio di un’articolata capacità critica nei confronti di ciò che si dice delle cose. Osservando che le stesse cose possono apparire a ciascuno di noi in modo non soltanto vario e diverso, ma anche contrastante eppure ugualmente persuasivo, Sesto nei suoi scritti ci raccomanda di mantenerci costantemente all’erta nei confronti di ogni opinione e teoria, nostra o altrui, che pretenda di pronunciarsi sulla realtà al di là dei vari modi in cui essa appare.»

Non è l’utopia platonica, quella degli scettici, ma è qualcosa di tutt’altro che inutile per noi, un invito alla cautela, all’accettazione degli altri e al confronto.

Il secondo passo è la sospensione del giudizio, che apre la via alla serenità:

«Da medico, pensava innanzitutto che considerare i vari modi di apparire delle cose e accettare di sospendere il giudizio in merito a come sono in se stesse ci potesse liberare dal disorientamento e dall’ansia che la loro molteplicità e contraddittorietà provoca in noi».

Infine, l’ultimo passaggio è vivere accettando le cose così come appaiono nella vita ordinaria senza però smettere di esaminarle, mantenendo un atteggiamento di tolleranza e confronto reciproco, visto che agli altri possono apparire diverse.

L’esito di questa cura è interessante: «Un’esistenza pirroniana non sembra quindi indifferente, né triste o disperata, né immorale, impraticabile o incoerente. È improntata invece all’apertura mentale, all’empatia e al pragmatismo, oltre al fatto che mira a procurare e diffondere calma, serenità e tranquillità».

Non è l’utopia platonica, quella degli scettici, ma è qualcosa di tutt’altro che inutile per noi, un invito alla cautela, all’accettazione degli altri e al confronto.

Commenta Chiesara:

«sembra ancora sensato il suggerimento di Sesto …  di continuare a indagare e a confrontarci con calma e tranquillità. In tal senso possiamo forse concludere che, in una certa misura, molti di noi sono già pirroniani senza saperlo».

Ha ragione Chiesara, molti di noi sono già pirroniani senza saperlo. E altri, potremmo aggiungere, dovrebbero diventarlo almeno un po’.

 

Maria Lorenza Chiesara

Sette brevi lezioni sullo scetticismo


Vele, pp. 128