Narrativa straniera e Frontiere

Nei mondi di Borne e VanderMeer

V—L
Vincenzo Latronico 19 Febbraio 2018 7 min

Borne di Jeff VanderMeer è stato accolto come uno dei romanzi più visionari e innovativi di questi anni «mutanti». Capace, attraverso il fantastico, di raccontare davvero il presente.

Fra le macerie di una città in rovina – infestata da biotecnologie fuori controllo, percorsa da bande di razziatori, dominata dal cielo da un orso mutante di nome Mord – la cacciarifiuti Rachel si imbatte in una creatura misteriosa e decide di prenderla con sé, chiamandola Borne. All’inizio poco piú di una pianta, Borne cresce a una rapidità impressionante: è un bambino curioso e frenetico; è un anemone di mare gigante che muta forma e colore; è una persona; è un mostro; è un figlio adottivo.
L’arrivo di Borne altera gli equilibri della vita di Rachel – che, arrivata nella città come migrante, si trova a dover imparare a essere madre rievocando gli anni spesi coi genitori a girare per campi profughi, fra una catastrofe ecologica e l’altra. Altera anche il suo rapporto con Wick, il creatore di bio-tec con cui convive, che non si fida del nuovo arrivato: forse perché teme che sia un mutante, o forse perché, come un padre inesperto, si sente tagliato fuori dall’amore che lo lega a Rachel.
E mentre Borne cresce, tutt’intorno si intensifica la lotta per il dominio sulla città tra l’enigmatica Compagnia e le creature che le si sono ribellate – su tutti Mord, l’orso gigante le cui incursioni aeree si fanno sempre piú frequenti e sanguinarie. E con orrore di Rachel e Wick appare sempre piú chiaro che Borne – il loro bambino, la loro arma aliena – in questa guerra è destinato a giocare un ruolo decisivo.
Negli ultimi anni la fantascienza sta tornando prepotentemente in primo piano nella letteratura mondiale, come luogo di elaborazione dei dilemmi sociali, politici e morali della nostra epoca. Jeff VanderMeer è fra i principali esponenti di questa nuova ondata, che ha espanso i confini tematici del genere a includere questioni di grandissima attualità – migrazioni planetarie, disastri ambientali, ruoli di genere. Dopo il successo della Trilogia dell’AreaX, il suo nuovo romanzo alza di nuovo la posta immaginativa e letteraria, usando la fantascienza postapocalittica per indagare qualcosa di intimo e quotidiano come la maternità. Al cuore di Borne, sotto gli orsi volanti e le bio-tec sanguinarie, c’è una domanda radicalmente umana: cosa significa, in un’epoca di drastiche trasformazioni scientifiche e biologiche, «essere una persona».

Vincenzo Latronico

Come già per i libri della Trilogia dell’Area X, la copertina è disegnata da Lorenzo Ceccotti. Ecco alcuni bozzetti e diverse fasi di lavorazione.

Di VanderMeer, ai tempi della Trilogia dell’Area X, si è molto parlato in Italia, attestandolo come uno degli autori più visionari, potenti e innovativi della scena letteraria attuale.

«VanderMeer è uno di quei rari casi di letteratura capace di intaccare un paradigma cognitivo».
Gianluca Didino, «il Mucchio Selvaggio»

«Per una letteratura che sembrava aver trovato ogni anticorpo possibile, è un sollievo scoprire con VanderMeer che c’è ancora la capacità di ammalarsi». Claudia Durastanti su «IL» del «Sole 24 Ore».

«VanderMeer è la fantascienza dell’Antropocene». Valerio Mattioli su «Prismo».

«Il romanzo di Vandermeer stupisce per la profondità con cui tratta una storia d’amore come se fosse un territorio contaminato dal mistero. L’area X tra le sue pagine non è solo lo spazio di crisi tra l’umanità e i suoi innominabili eccessi, ma è anche il nebuloso territorio della relazione tra un uomo e una donna, giunzione naturale e innaturale insieme, selva impenetrabile dove due esseri che si sono amati finiscono per rivelarsi alieni l’una all’altro. Nessuna distopia così distante da metterci al sicuro con la sua improbabilità, dunque: nell’Area X prima o poi ci si entra tutti e non è detto che tutti tornino indietro». Michela Murgia recensendo Annientamento su «la Lettura» del «Corriere della Sera».

«VanderMeer è riuscito a distillare un nuovo approccio alla letteratura fantastica». Tim Small su«il Tascabile».

borne03

La copertina di Lorenzo Ceccotti

Sulla stampa straniera, statunitense in particolare, Borne è stato accolto come l’esempio più riuscito di un nuovo tipo di letteratura capace, attraverso il prisma del fantastico, di mettere insieme (e in un certo senso “far esplodere”) le contraddizioni del presente: dal cambiamento climatico, alla ridefinizione dell’essere umano, dalle migrazioni globali allo stato di guerra permanente in cui siamo immersi. Questi di seguito sono solo alcuni dei “blurb” che si possono trovare sul romanzo.

«Il talento di VanderMeer sa guidarci in un mondo che ricorda La strada». «Kirkus»

«Borne è il capolavoro di VanderMeer proprio per la sua inventiva scatenata». «Bookforum»

«Borne ci ricorda che vivere in un’epoca di dèi e stregoni come la nostra, vuol dire questo: in ogni momento tu, che sei solo un essere umano, puoi essere schiacciato e dimenticato da forze lontane e indifferenti». «New Yorker»

«Borne è un racconto di madri e di mostri. E di come ci plasmiamo gli uni con gli altri con l’amore». «Washington Post»

«Borne è il romanzo distopico meglio scritto e più credibile degli ultimi anni. “E tu, sei una persona o sei un’arma?”: VanderMeer ha creato un mondo in cui si pongono domande del genere. E facendolo ci ricorda che il nostro mondo potrebbe presto fornirci risposte che non vogliamo sentire». «Los Angeles Times»

«Con Borne capiamo che l’ecofiction è diventata adulta: più selvaggia, spericolata e mozzafiato di quanto mai avremmo potuto pensare». «New York Times Book Review»

«Uno stupefacente capolavoro fantascientifico, d’accordo: ma anche uno dei romanzi più umani che abbia letto negli ultimi anni». «Electric Literature»

«Con Borne, VanderMeer prosegue la sua indagine sulla grazia malevola del mondo: ed è una meraviglia totale». Colson Whitehead