Il 9 maggio è la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. La mattina si svolgerà la cerimonia ufficiale alla Camera, mentre il pomeriggio nella Sala della Regina della Camera dei deputati, alle ore 17, Benedetta Tobagi presenterà il suo Una stella incoronata di buio.
Riportiamo le pagine introduttive del libro.
Il tempo è diverso, per i sopravvissuti. Il presente è sempre un dopo.
La violenza – inaudita, insensata, improvvisa – spezza l’ordine naturale delle cose. Quando c’è la morte non ci siamo noi, diceva il filosofo. Fin quando non accade accanto a te, oppure qualcuno prova a distruggerti, o, addirittura, entrambe le cose. Dopo, la morte siede al tavolo e non si alza più.
Il sopravvissuto abita un mondo retto da una teoria della relatività speciale. Il tempo della distruzione è per sempre adesso, il resto è dopo. Dopo non sarà mai più come prima. Un mondo governato dalle logiche non classiche degli incubi – è accaduto dunque accadrà ancora – o del senso di colpa – potevo evitarlo, potevo salvarti, potevo… È lungo e periglioso il viaggio per tornare nell’universo governato dall’ordine apollineo delle vere catene causali. Se pure riesci a tornarci da sveglio, se riesci a tornare a dormire, ecco, non sei al sicuro nel mondo dei sogni.
La superficie dell’anima è un vaso ricomposto dai cocci. Per quanto accurato il lavoro di ricostruzione, passandoci il dito senti la traccia di crepe invisibili, le irregolarità dei punti di sutura che fanno male nei giorni di pioggia. Il sopravvissuto le nasconde con molta cura. Talvolta persino a se stesso.
Il dopo è sapere l’orrore creato da mani umane. Da chi? Perché? il sopravvissuto ha bisogno di saperlo. Domande antiche si levano contro il cielo, sempre le stesse, sin dalle pagine dei Salmi. Perché il malvagio prospera e l’innocente è ucciso? Perché il male? Perché?
Solo la verità può ristabilire un ordine nelle cose, dove il senso è stato distrutto.
Il sopravvissuto abita il tempo negato a un altro essere umano. Dopo, custodisce in segreto domande impronunciabili. Perché sono vivo? Perché lui, lei, loro, e non io? Perché io?
Occupiamo come abusivi uno spazio pieno di assenza. L’orologio col vetro rotto si ferma, mentre altre lancette continuano a segnare il tempo. Tu vivi ancora – lui, lei, loro no. Dopo, nel fondo più oscuro, infiniti sensi di colpa. Colpa di esistere.
È accaduto a te. Ma è successo anche a qualcun altro.
28 maggio. Piove. Un giornalista esce di casa per andare a lavorare. Cammina verso la sua macchina. Alle 11:10 i terroristi gli sparano. Morte improvvisa, insensata, una bomba nel cosmo della bambina di tre anni che gira l’angolo, arriva e vede un fiore rosso aprirsi sotto la testa del padre. Un mondo finisce, comincia il dopo.
Condensazione e spostamento, sei anni indietro.
28 maggio. Piove. Un’ora prima e due minuti dopo i colpi di pistola, una bomba scoppia e uccide all’istante sei persone, poi altre due. Una giovane donna muore mentre un uomo di trentasei anni, suo marito, a pochi passi da lei, sta per raggiungerla. Sono qui, vieni! sembrano dirgli i suoi occhi mentre lo saluta con la mano. La vede sparire nel fumo. Un mondo finisce, comincia il dopo.
Siamo testimoni. Siamo legati tra noi e dalla storia, dal nesso che connette ogni strage impunita agli omicidi brigatisti, ma ancor più dal mistero di una coincidenza che bussa insistente alla porta.
Tratto da Benedetta Tobagi, Una stella incoronata di buio, Einaudi 2013.
Benedetta Tobagi, nata a Milano nel 1977, è storica e scrittice. Per Einaudi ha pubblicato Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre e Una stella incoronata di buio (2013).