Leggere il presente

Anche agli Oscar si sceglie la moda etica

G—P
Giulia Priore 18 Maggio 2021 4 min

La moda è un mondo complesso e variegato che funziona però con regole semplici e chiare. Ogni tanto queste regole possono anche cambiare e forse, dopo la Notte degli Oscar del 2021, qualcosa si sta muovendo in una direzione più etica. Il diktat non sembra più consumare consumare consumare. Anzi, sembra proprio il contrario: riciclare, riusare, riaggiustare, soprattutto per quanto riguarda le scarpe.

Non ho ancora visto Nomadland di Chloé Zhao, come non ho ancora visto nessuno dei film candidati e vincitori agli Oscar 2021. Ma sospetto che lo spirito selvaggio del film si sia insinuato sui red carpet e sui palchi dell’ultima Notte degli Oscar.

In quest’anno in cui il cinema è stato prodotto ma non proiettato (almeno nella maggior parte dei paesi del mondo) qualcosa doveva cambiare, se non nei contenuti almeno nello stile. Infatti, oltre al distanziamento e alla rarefazione del pubblico, quest’anno abbiamo avuto la sfortuna di vedere meno opere d’arte calzaturiere.

Di certo non si tratta di una dimenticanza. Nulla è casuale agli Oscar, ci metto la mano sul fuoco. Non penso nemmeno che si tratti di un buffo gioco del destino o di un’assurda coincidenza. Semplicemente non può essere che Joaquin Phoenix (o meglio lo stilista che ha lasciato che Joaquin Phoenix indossasse sotto allo smoking delle vecchie All Star dalla suola probabilmente bucata) non fosse consapevole di ciò che faceva. Stessa cosa per le Crocs dorate di Questlove.

Ora, non per fare del facile complottismo, ma ho come l’impressione che si siano messi d’accordo o che almeno la voce sia girata. Fatto sta che diverse personalità del cinema hanno deciso di venire in ciabatte o di stare comodi anche alla Notte degli Oscar determinando de facto la tendenza della dimessa estate che ci aspetta.

Non tutti i mali vengono per nuocere, – mi dispiace per tutte le persone impiegate nella moda – ma forse da quest’anno potremo scendere dai tacchi, sciogliere i lacci di sadici sandali e scegliere dal nostro armadio un paio di vecchie e comodissime scarpe. Si chiama frugalità e non fa male alla salute. Ne sarebbe contenta Tansy Hoskins, autrice di Lavorare con i piedi e saluterebbe i frame dei vip in pantofole con soddisfazione, interpretandoli come un segnale che anche nelle alte sfere ci s’inizia a chiedere da dove vengano le scarpe che indossiamo e a costo di cosa e di chi vengono prodotte.

Tansy E. Hoskins

Lavorare con i piedi


Passaggi Einaudi, pp. 320