Leggere il presente

Come stanno cambiando le città del mondo. Intervista a Carlo Ratti

G—P
Giulia Priore 21 Marzo 2023 5 min

L'architetto Carlo Ratti ha viaggiato e ha vissuto in molte città del mondo sentendosi a casa in molte di esse. Qui ci spiega cosa significa sentirsi cittadini del mondo e come città molto diverse tra loro possono essere d'ispirazione l'un l'altra per affrontare i tempi bui del cambiamento climatico.

In che modo il digitale sta cambiando le città e il modo di progettarle?

Direi in molti modi. Al Senseable city lab al MIT di Boston pensiamo spesso alle tecnologie digitali e a tutte le loro potenzialità di intrecciarsi con l’esperienza di vivere e lavorare ogni giorno in una città. E infatti i nostri progetti di ricerca sono in qualche forma tutte applicazioni del digitale ad uso e beneficio delle città. Ultimamente stiamo pensando molto all’impatto sul lungo termine del lavoro da remoto, che ha cambiato rapidamente – nella maggior parte dei casi in positivo – il rapporto tra dimensione professionale e dimensione personale di milioni di persone. Allo stesso tempo queste persone sono portate con il tempo a crearsi una propria “bolla digitale”, e occorre che le città stimolino i propri cittadini ad uscirne e a riappropriarsi dello spazio fisico al di fuori di esse.

 

Parlando in senso più strettamente progettuale, un grande campo di applicazione del digitale è la mobilità. Proprio nel libro Urbanità racconto del lavoro di ricerca che ho condotto con il laboratorio al MIT nella città di Singapore nel 2018, pensando a come i veicoli a guida autonoma potrebbero superare la distinzione tra trasporto privato e pubblico e creare un flusso di mobilità coordinata, non dissimile agli attuali servizi di car sharing. Il progetto, che abbiamo chiamato «Unparking», esplora questa possibilità anche con l’ottica di liberare il suolo cittadino dedicato ai parcheggi, poiché una macchina senza conducente non deve restare parcheggiata ma può operare in modalità condivisa durante tutto il giorno.

 

Per farla breve, mi è impossibile pensare a una sola città in cui stare più a lungo di altre, ma mi rendo anche conto che è un gran privilegio non essere costretto a scegliere una.

Quali città stanno affrontando meglio il problema del cambiamento climatico?

In uno studio pubblicato nel 2021 dal World Economic Forum è emerso che nove dei dieci Paesi che lavorano di più sulla sostenibilità ambientale sono nel Nord Europa. Città come Stoccolma, Copenhagen ed Helsinki si sono poste degli obiettivi ambiziosi di neutralità carbonica e indipendenza da combustibili fossili nel breve e medio termine, ben prima del famoso obiettivo del 2050.

Trovo che Helsinki sia un caso particolarmente interessante. Lì, nel 2020, insieme al nostro studio CRA-Carlo Ratti Associati siamo stati tra i vincitori della Helsinki Energy Challenge lanciata dall’allora sindaco Jan Vapaavuori. Helsinki prevede di chiudere le centrali a carbone entro il 2030, ma c’è il problema di come mantenere l’ampio sistema di teleriscaldamento per le case dei suoi abitanti, che tuttora fa uso dell’acqua calda in eccesso prodotta dalle centrali nel corso dell’anno. Il nostro progetto, intitolato «Hot Heart», propone il convoglio di queste acque calde in un bacino termico galleggiante al largo del porto – un “cuore caldo”, appunto – che accumuli tutta questa energia proveniente da diverse fonti rinnovabili e la rilasci nel sistema in inverno o quando necessario.

Ma c’è di più: questo cuore galleggiante risponde anche alla cultura nordica di un giusto diritto allo spazio pubblico per tutti. Il calore accumulato permetterebbe di trasformare la superficie di questi bacini in uno spazio pubblico coperto da una cupola geodetica, in cui creare un microclima tropicale e luoghi con funzioni ricreative ed educative accessibili a tutti. Credo che la sfida lanciata da Helsinki e le risposte che ha raccolto siano un’importante lezione su come fronteggiare la crisi climatica, perché sono sfide che richiedono innovazioni di scala inedita, ben superiori agli approcci storicamente prudenti delle città fino ad oggi.

Scelga una città soltanto, tra quelle di cui racconta in Urbanità. In quale sceglierebbe di stare più a lungo?

Ad essere sincero, ogni volta che mi fanno una domanda come questa, penso allo scrittore Suketu Metha e alla sua definizione di “interlocale”: una persona che si sente fedele a più luoghi contemporaneamente. In un certo senso è da qui che nasce il libro Urbanità. Tra la direzione del Senseable City Lab del MIT di Boston e lo studio Carlo Ratti Associati di Torino e New York direi di aver vissuto e lavorato in una dozzina di città, e in tutte queste ancora oggi mi sento a casa. Per farla breve, mi è impossibile pensare a una sola città in cui stare più a lungo di altre, ma mi rendo anche conto che è un gran privilegio non essere costretto a scegliere una. Come racconto nel libro, anche per rispondere a un semplice «Dove vivi?» mi rifacevo scherzosamente alle parole autorevoli dello scrittore Jorge Luis Borges: «Sono tutto quello che ho letto, tutte le persone che ho amato, tutte le città che ho visitato…».

Carlo Ratti

Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l'urbanistica


Passaggi Einaudi, pp. XIV - 96