Leggere il presente

I gigacapitalisti: intervista a Riccardo Staglianò sulle vere potenze mondiali.

G—P
Giulia Priore 18 Maggio 2022 5 min

È uscito questo libro di strettissima attualità, utile a capire cosa sta avvenendo sopra le nostre teste, oltre i confini nazionali e internazionali. Siamo in un tempo in cui le potenze mondiali non sono più gli Stati ma gli ultraricchi, i gigacapitalisti. In tre domande proviamo a capire quale sia il rapporto che i gigacapitalisti hanno con la guerra, con gli altri ricchi vecchio stile e con i nuovi competitor.

In uno scenario di guerra che coinvolge sempre più nazioni e impoverisce la maggior parte della popolazione i gigacapitalisti (termine nato con il libro Gigacapitalisti) come si pongono? Sono super partes o si schierano a favore di qualcuno?

Il caso più eclatante di interventismo bellico è quello di Elon Musk. Che, per non farsi mancare niente, neppure sul versante folkloristico, prima ha sfidato pubblicamente Putin a un incontro di judo, specialità nella quale il russo a quanto pare è campione.

Ora il tema è: con chi si è consultato Musk per aiutare una parte belligerante? Con se stesso. Che è un po’ poco, quanto a garanzie.

Poi, sul coté cose serie, anche se sempre in modalità muskiane, ha risposto a un appello lanciato sempre via Twitter dal vice primoministro ucraino che chiedeva un aiuto per garantire che il suo paese potesse continuare a usare internet nonostante i bombardamenti russi su nevralgiche centrali di comunicazione. Musk ha messo così a disposizione i propri satelliti Starlink per garantire connessione al paese invaso, satelliti poi usati per ottenere preziose intelligence all’esercito di Kiev che si sarebbero rivelate decisive in tante azioni militari. Un attivismo che, anche per le modalità con cui è stato annunciato, non è passato sotto silenzio a Mosca. Fino a un aspro scambio via Twitter con il comandante di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, che Musk ha interpretato come una minaccia alla propria incolumità personale al punto da fargli pubblicare un post che alludeva a una sua possibile scomparsa per morte violenta. 

Ora il tema è: con chi si è consultato Musk per aiutare una parte belligerante? Con se stesso. Che è un po’ poco, quanto a garanzie. Stavolta ha aiutato gli ucraini, e ci va bene, ma se la prossima volta intervenisse a favore di qualcuno che ci va meno bene? 

Una delle battute più velenose circa l’acquisto da parte sua di Twitter viene da un altro gigacapitalista, Jeff Bezos, che si chiedeva se ciò non darà alla Cina – un mercato importante per Tesla – un vantaggio sulla piattaforma digitale. Questo il ragionamento generale: più è grande il potere, più grande dev’essere il contrappeso. I gigacapitalisti tendono invece a farne a meno. È sbagliato. E anche pericoloso.

Detto altrimenti: se sei un editore e pubblichi una bestialità ti querelano, se sei Facebook no. Eppure Facebook gioca nello stesso campo dei giornali e ha sottratto loro il grosso della pubblicità. 

Quali sono le somiglianze e le differenze tra i gigacapitalisti e gli oligarchi russi?

La differenza è enorme: i gigacapitalisti non hanno ricevuto in dono dal loro governo le loro enormi imprese. Le somiglianze però sono molto più numerose di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Intanto le ricchezze, sebbene a Occidente siano decisamente più cospicue. 

Ma soprattutto gli aiuti da parte dello stato. Nel caso di Musk attraverso i crediti verdi, ovvero i contributi per incentivare la produzione di auto elettriche e disincentivare quella di vetture inquinanti. Ancora all’inizio dell’anno scorso Tesla faceva più soldi grazie a questi sussidi statali che vendendo auto. Nel caso di Bezos invece grazie a una legge che, per oltre quindici anni, ha concesso ad Amazon di non pagare le tasse sulle vendite, consentendole una concorrenza sleale nei confronti dei commerci tradizionali. Zuckerberg invece si è avvantaggiato della Sezione 230 di una legge del ’96 che dichiara le piattaforme irresponsabili dei contenuti postati. 

Detto altrimenti: se sei un editore e pubblichi una bestialità ti querelano, se sei Facebook no. Eppure Facebook gioca nello stesso campo dei giornali e ha sottratto loro il grosso della pubblicità. 

Più in generale i gigacapitalisti sono campioni olimpionici di elusione fiscale. Se, come spesso sostengono, lo Stato dovrebbe stare lontano dall’economia, questo dovrebbe valere anche quando dà loro aiuti importanti. E invece in quel caso, curiosamente, se lo dimenticano.

Il fatto è che così tanta della nostra vita sociale si è trasferita su quella piattaforma che uscirne è faticoso come lo sarebbe un trasloco da una casa in cui si è vissuti a lungo. Non impossibile, ma impervio.

È di poche settimane fa la notizia che, per la prima volta da quando è nato, Facebook ha perso utenti. Nell’ultimo trimestre del 2021 le persone che usano il social giornalmente sono diminuite e anche gli altri indicatori indicano un rallentamento della crescita della società, che ha bruciato 200 miliardi in Borsa. Sembrano tutte cattive notizie, ma lo sono davvero?

Sin qui i vari scandali in cui Facebook è incappato, dall’aver usato i propri utenti come cavie di un grande esperimento psicologico a Cambridge Analytica che ha sfruttato i dati di 86 milioni di utenti ignari per avvantaggiare Donald Trump, non hanno avuto veri effetti sulla salute finanziaria dell’azienda. Piccole cadute passeggere, prontamente riassorbite. Il crollo recente è importante ma la storia autorizza a credere che potrebbe essere temporaneo. 

Il fatto è che così tanta della nostra vita sociale si è trasferita su quella piattaforma che uscirne è faticoso come lo sarebbe un trasloco da una casa in cui si è vissuti a lungo. Non impossibile, ma impervio. Zuckerberg perde colpi rispetto a TikTok ma scommette pesantemente sul Metaverso, che potrebbe essere un colossale abbaglio oppure un’occasione per fare molti soldi. Stiamo pur sempre parlando di un ambiente che, se fosse una nazione, avrebbe la popolazione di Cina e India messi insieme. È difficile che sparisca presto. Nel frattempo, come tutte le altre aziende dei gigacapitalisti, andrebbe regolata meglio.

Riccardo Staglianò

Gigacapitalisti


Vele, pp. 152