Nel luglio del 2015 sulla Riviera del Brenta in Veneto si è abbattuto un tornado molto violento, troppo violento. Queste sono tre testimonianze di persone che lo hanno vissuto e subito (tratte dal libro Il clima che cambia l’Italia).
Io sono stata miracolata perché non mi son presa neanche un pezzetto di vetro dove mi ero riparata, ero andata sopra anche per chiudere la persiana per proteggere i vetri delle finestre perché mi aspettavo grandine grossa come noci. Ma quando ho aperto un po’ la porta della mia camera ho sentito il vento del demonio. Chiudendo la porta, è venuto via il telaio con il vetro: se ero proprio là davanti sarei andata giú per la scala e mi uccidevo senz’altro con un salto cosí. Mi sono riparata in fondo su un cartone dicendo «Gesú Gesú cosa succede!» Il rumore sembrava quello del tempo di guerra, dei bombardamenti: io ero piccolina ma mi ricordo qualcosa. In qualunque stanza mi fossi trovata mi sarei «rovinata», mi son detta se mi salta addosso qualche vetro, mi sveno. (p.152)
Vedevamo dalla strada il cono blu scuro, quasi nero, ma non pensavamo certo a un tornado del genere. Abbiamo sentito che il furgone ha avuto un colpo, non forte, sui 70-80 km/h, speravo che il tornado non passasse davanti casa. Ho visto dei pezzi di non so cosa che volavano in alto e il cielo scuro. Testimoni dal distributore hanno visto in distanza l’acqua del Naviglio Brenta risucchiata dal vortice alta fino a tre metri sulle rive del canale, tanto che questo si era prosciugato in quel tratto per qualche decina di secondi. Venendo da Mira, ho visto «tutto lampro», senza alberi, ho corso lungo la sponda del canale e a 200 metri di distanza ho visto mia moglie e i due figli che erano scesi dalla casa: è stato un grosso sollievo visto l’immagine spaventosa, il deserto. (p.153)
Pensavo solo a un temporale brutto. In casa, finché sistemavo il letto, ho sentito dei colpi, era tempesta grossa come arance (4-5 chicchi in tutto, non molti), quindi tiro giú le persiane, poi sento altri colpi e quindi il vento che sembrava fosse un aereo che stesse parcheggiando sopra la mia casa. Un rumore assordante che avrò sempre nelle orecchie. Vado giú in cucina e lí iniziano a scoppiare i vetri, per istinto (o per non so cosa) torno su di due gradini e vedo cosí passarmi davanti i frammenti di vetro senza per fortuna essere colpita, però anche dov’ero io non era abbastanza sicuro per il finestrone della scala e le porte in vetro. Allora spingo mia figlia dentro in lavanderia che non ha finestre, subito scoppiano gli altri vetri della taverna. Sembrava che fuori ci fosse uno con la mitragliatrice. (p.154)
Roberto Mezzalama
Il clima che cambia l'Italia