Leggere il presente

Un accordo sulla tassa globale al G7? Il tema chiave resta far pagare le tasse ai ricchi, e in modo equo

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Andrea Bosco 17 Giugno 2021 3 min

È notizia di questi giorni l’accordo raggiunto dai ministri delle finanze dei 7 Paesi più industrializzati (G7) per l’istituzione di una tassa globale minima (global tax). L’accordo dovrebbe imporre una tassa almeno del 15% per le 100 multinazionali più grandi, che abbiano un margine di profitto minimo del 10%. E dunque include le ben note aziende tecnologiche giganti, come Google, Amazon, Facebook ed Apple.

Lo scopo di questa tassa è di impedire a tali aziende, molto grandi, molto ricche e profittevoli, di mettere in competizione i Paesi del mondo, che cercano di attrarle offrendo loro aliquote di tassazione sempre più basse. Questo comportamento ha avuto un esito paradossale: tanto più grandi sono le società, tanto più grandi sono i loro profitti e quanto meno sono le tasse che finiscono per pagare. Ma se i Paesi del mondo si mettono d’accordo sul fatto che, dovunque tali aziende si trovino, pagheranno la stessa quota di tasse, allora la loro migrazione diventerà inutile.

Diverse personalità di spicco (tra cui il presidente del consiglio Mario Draghi) hanno parlato di un momento storico che avrebbe segnato l’inizio della fine dei paradisi fiscali.

È sicuramente presto per dirlo. E non va dimenticato che si sta parlando di una tassa del 15%: il noto economista Thomas Piketty, parlandone al Festival dell’economia di Trento, ha irriso il carattere storico di questa iniziativa. «Dare alle multinazionali il privilegio di pagare le tasse al 15% significa dare loro il diritto di pagare meno delle piccole e medie imprese». Sia come sia, il tema della tassa globale è uno di quelli affrontati nell’opportuno e attualissimo libro di due prestigiosi allievi di Piketty, francesi come lui, ma entrambi trasferitisi in America: Emmanuel Saez e Gabriel Zucman. Il libro si intitola Il trionfo dell’ingiustizia. Come i ricchi evadono le tasse e come fargliele pagare. È un libro che sfata diversi miti sulle tasse, che si tende oggi a considerare come un provvedimento bandiera di una sinistra fortemente radicale. Niente di più falso: negli Stati Uniti, nazione-simbolo del capitalismo, l’aliquota marginale dell’imposta federale sul reddito è stata, tra il 1944 e il 1981, in media dell’81%. Non è refuso: è proprio l’ottantuno per cento…

Al libro è connessa una risorsa straordinaria: un sito, che si chiama www.taxjusticenow.org.

Esso consente a chiunque di modificare le aliquote delle tasse per ogni fascia sociale e «vedere l’effetto che fa». E vi invitiamo a visitarlo.


Un sito straordinario: diventate ministri delle Finanze...


Passaggi Einaudi, pp. 240