Narrativa straniera e Frontiere

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M—F
Michael Frank 4 Luglio 2018 24 min

Tra le colline verdeggianti di Laurel Canyon a Hollywood, passando per il giardino di Greenvalley Road e le stanze dei Formidabili Frank: Michael Frank ci fa dare una sbirciatina a luoghi e oggetti di una famiglia, la sua, ingarbugliata e fuori dal comune. Un inedito viaggio fotografico attraverso degli scatti che hanno il colore dei ricordi.

Non puoi tornare a casa? Thomas Wolfe non me ne voglia ma invece sì, puoi. Io stesso lo faccio diverse volte all’anno, torno a casa, alla strada, al quartiere – Laurel Canyon – dove sono nato e cresciuto, e dove i Formidabili Frank del mio memoir portano a termine ciò che rimane delle loro vite. Dalla pubblicazione del libro le domande su quel luogo e quelle persone hanno iniziato a fioccare. Quando le curiosità si spingevano oltre i confini della storia, più che altro per rispetto verso i vivi, mi rifiutavo di rispondere (a costo di deludere qualche lettore). Ma sono contento di dare il benvenuto all’edizione italiana aprendo alcuni scorci sulle località che significano così tanto per il libro e per me.

La patina retrò della macchina usa e getta mi è sembrata particolarmente adatta a catturare frammenti del vecchio (almeno per gli standard di Los Angeles) e pittoresco luogo che io continuo a chiamare casa. Quando quest’albero è stato piantato nel nostro giardino di Greenvalley Road, eravamo alti uguali. Adesso lui sfiora i quindici metri; io, fortunatamente, no. Anche noi due una volta eravamo alti uguali, ma adesso l’ho superato.


 

Un richiamo allo stile neoclassico che testimonia il tocco d’arredatrice della zia, un tempo riconoscibile in ogni angolo della casa dei miei; almeno finché mia madre non decise di prendere provvedimenti.

 

A proposito della zia, eccola qui in un ritratto di Mischa Askenazy, che fu l’amante dell’amante di mio nonno (presumibilmente non nello stesso periodo), oltre che il padre della più grande amica d’infanzia della zia. I fili che legano noi Formidabili Frank sono di rado facili da sgarbugliare.

 

Uno dei tanti motti della zia. Pur avendo superato i 95 anni, non ha ancora perso il vecchio smalto. Né, del resto, il tocco di arredatrice.

 

Questa è la mia nonna materna negli anni Cinquanta, ritratta da un cugino che viveva a Bruxelles. Quando, nel 1939, levò le tende da Portland, in Oregon, per trasferirsi a Los Angeles, la nonna si appropriò del nome di sua figlia: così lei divenne Harriet Frank Senior, e la zia Harriet Frank Junior. Lo trovate strano per caso?

 

Dal punto di vista geologico, il canyon si formò per l’azione di un ruscello, le cui origini rimangono ignote. Per alcuni mesi all’anno, le sue acque gorgogliano ancora oggi: a Los Angeles, la città più arida del mondo. Strano anche questo. E bellissimo.

 

Alcune strade lungo il canyon rimangono tuttora difficilmente percorribili in auto. Per questo, chissà quanto tempo fa, qualcuno inventò un metodo alternativo per la consegna della posta.

 

A Laurel Canyon certe volte sembra di essere ancora negli anni Sessanta.

 

Mentre la zia collezionava oggetti del diciottesimo secolo, in fondo alla strada rispetto alla sua prima abitazione nel quartiere, l’architetto Pierre Koenig era alle prese con la costruzione di un capolavoro che oggi, come nel 1958, risulta geniale e rivoluzionario.

 

Una stanza atipica per un ragazzo atipico…del resto la mia prima pubblicazione fu davvero una recensione dei diari di Virginia Woolf (per il giornale dell’università).

 

Poiché i miei hanno abitato nella stessa casa per più di mezzo secolo, ogni stanza contiene ricordi, richiami, tracce del passato, cose di proprietà dei morti. Mio padre, ottimo pasticcere specializzato in torte, ricevette questa targa in regalo dalla nonna.

 

Papà è, o meglio era, un maniaco delle auto. L’abbiamo convinto a non vendere la Buick Estate Station Wagon del ’77, qui immortalata in un acquerello di Noel Thomas, dove sembra quasi fluttuare attraverso il tempo e lo spazio.

 

Un regalo per la zia dipinto da me su un pezzo di legno raccolto sulla spiaggia nel Pacific Northwest. L’arte dei bambini ha la capacità di contraddire o sfumare la storia così come verrà raccontata successivamente.

 

La mia nonna materna Sylvia Ravetch aveva una passione per i kumquat che crescevano nel giardino dei miei. A 45 anni dalla sua morte l’albero è ancora vivo. Così come lei, nei miei ricordi. E non è la sola.

 

Oggi Greenvalley Road è finalmente all’altezza del suo nome. Questi hula hoop danno l’impressione di galleggiare in un mare d’erba. Di fatto sono stati abbandonati dai miei nipotini contro l’agrume del giardino. Casa vecchia, nuove generazioni.

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Ringraziamo l’autore per le foto e Benedetta Gallo per la traduzione.

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Michael Frank è scrittore e saggista e ha lavorato per dieci anni per la «Los Angeles Times Book Review». Vive tra New York e la Liguria. I Formidabili Frank è stato inserito tra i Libri dell’anno dal «Telegraph» e dal «New Statesman» e ha vinto il JQ Wingate Prize per il 2018.

Michael Frank

I Formidabili Frank


Supercoralli, Einaudi 2018, pp. 344
Traduzione > Federica Aceto

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