Si può partire con un racconto inedito di Jonas Khemiri o uno di Auður Ólafsdóttir; si può leggere l’ultimo racconto scritto da Virginia Woolf o Rachel Kushner che esplora per noi il western esistenziale di Cormac McCarthy. Passando poi a Mohsin Hamid che insegna come “tornare in forma con Murakami”, a Michael Frank che apre, letteralmente, l’album dei ricordi dei Formidabili Frank. Ci si può sedere a una tavola rotonda tra Siri Hudsvedt e gli scienziati Vittorio Gallese e Antonio Damasio e il filosofo Vincenzo Santarcangelo, o ascoltare le parole severe di Aleksandar Hemon sul trattamento dei rifugiati in Europa. Anche gli amanti delle interviste hanno di che leggere: c’è Jonathan Franzen che rivela come nascono i personaggi, ci sono Philip Roth, Arlene Heyman, e Hemon, per finire con un’intervista esclusiva a uno degli autori più riservati del mondo, Murakami Haruki.
Le traduttrici e i traduttori sono i primi e tra i più importanti mediatori di un testo che arriva da un’altra lingua e un’altra cultura. Su Biancamano sono state numerose le occasioni per riflettere sulla traduzione, il linguaggio, il passaggio attraverso le culture, proprio da parte dei traduttori.
Un dialogo tra Chiara Valerio e Anna Nadotti ci accompagna nel «campo lontano» del tradurre e ritradurre, il sedimentarsi della memoria e la scelta delle parole, tra Virginia Woolf e A. S. Byatt. Sempre Anna Nadotti scrive in Effetto terzo la sfida di intrecciare le diverse voci che compongono i libri di Hisham Matar, ne Il romanzo dei sopravvissuti (con Isabella Pasqualetto) su come far entrare mondi complessi nella lingua di Tash Aw, o il riflesso dell’identità nello sguardo dell’altro.
Federica Aceto, traduttrice di Don DeLillo, scrive di Zero K, un romanzo in cui la ricerca dell’inafferrabile è particolarmente intensa.
Tradurre può esporre a imprevedibili rischi: lo racconta Silvia Pareschi alle prese, all’epoca, con Purity di Jonathan Franzen.
Susanna Basso è la voce italiana di molti autori: su Biancamano ci sono due suoi magistrali approfondimenti sulle opere del premio Nobel Kazuo Ishiguro, La prospettiva di Polonio e Le parole di Klara.
Norman Gobetti, traduttore di Philip Roth, esplora l’intreccio tra letteratura e vita nell’opera di Roth da un punto di entrata particolare eppure fondamentale: i personaggi degli scrittori nei romanzi di Roth. Lo fa in tre veri e propri saggi sul gigante di Newark: Roth e gli scrittori fantasma, e gli scrittori modello, e gli scrittori alter ego.
Nel corso degli anni, su Biancamano2 abbiamo raccolto anche molte riflessioni e approfondimenti che gli scrittori italiani hanno scritto confrontandosi con la letteratura del mondo. Da Paolo Giordano su Marilynne Robinson e su Sally Rooney a Claudia Durastanti su Helen Oyeyemi, da Alessandro Piperno e Marco Missiroli che hanno raccontato il “loro” Philip Roth a Tommaso Pincio su Larry McMurtry, passando per Vincenzo Latronico e Paolo Pecere su Helen Macdonald, Gianluca Didino su Robert Macfarlane e il nature writing, Gabriele Di Fronzo su Philip Hoare, Benedetta Tobagi su Hisham Matar, Annalena Benini su Elizabeth Strout, Marco Filoni su Alberto Manguel, Martino Gozzi su R. O. Kwon, Ernesto Franco su Horacio Quiroga.
Questi è solo una piccola parte degli articoli e dei contenuti raccolti negli anni sul sito: adesso non resta che abbandonarsi a una flânerie virtuale negli archivi di Biancamano2 alla ricerca di nuovi spunti. Buone letture.
Il 28 marzo 1941 morì, lasciandosi annegare nel fiume Ouse, Virginia Woolf. Morte di una falena è molto probabilmente l’ultimo testo scritto da Woolf – prima della sua ultima lettera al marito. L’ha tradotto per noi Anna Nadotti che firma anche una nota.
I libri sono tavole apparecchiate per molti commensali. Tradurre e ritradurre, il sedimentarsi della memoria e la scelta delle parole, la minaccia e la seduzione delle icone: uno sguardo sul «campo lontano». Un dialogo tra Anna Nadotti e Chiara Valerio.