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Una rete infinita di reti

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Redazione Quanti 6 Dicembre 2021 7 min

«Se questa fosse una mappa, eccoci al punto dove ci sarebbe una grossa freccia: VOI SIETE QUI. Dentro una rete di reti, una serie apparentemente infinita di reti che si intersecano, si fondono, si sovrappongono. Può intimorire, può dare una sensazione di angosciato spaesamento, ma può anche essere l’inizio di un nuovo, straordinario viaggio». Di cosa parlano i nuovi Quanti?

Si calcola ci siano circa diciassette milioni di container nel mondo, di cui almeno sei milioni stanno solcando gli oceani in questo momento. Una complessa maglia di rotte, porti, inter-porti, infrastrutture avvolge il globo in una fitta ma delicata rete di scambi: basta che un cargo sbagli una manovra bloccandosi in uno stretto (come nel marzo del 2021 è capitato all’Ever Given nel canale di Suez), o che uno sciopero fermi un porto in Oriente, o che un lockdown impedisca le manovre di carico in un Paese, basta questo perché la catena globale di approvvigionamento rallenti o si blocchi in qualche sua parte.

La Borsa di New York muove ogni giorno un volume tra i 2 e i 6 miliardi di transazioni, con un valore medio giornaliero di 169 miliardi di dollari (nel 2016). Se un trader umano può gestire poche centinaia di scambi al giorno, un algoritmo di high-frequency trading può gestirne diecimila al secondo.

Produciamo la piú grande quantità di dati della storia (secondo alcune stime, nel 2025 verranno creati 463 milioni di terabytes – l’equivalente di 212 765 957 dvd – ogni giorno), ma proprio perché sono cosí tanti non siamo in grado di estrarne altrettante informazioni: restano muti. Per questo le grandi potenze geopolitiche e le piattaforme private si sono da anni lanciate nella corsa alla supremazia quantistica, la creazione di un computer quantistico di migliaia di ordini di grandezza piú potente di quelli attuali, in grado di muoversi in una cosí esorbitante massa di dati e, finalmente, vederci una figura.

Una figura, un senso, incomprensibile però per gli occhi umani. «Ciò che doveva illuminare il mondo, di fatto lo relega nell’oscurità» ha scritto l’artista e autore inglese James Bridle nel saggio intitolato (appunto) Nuova era oscura (Nero editions, traduzione di Fabio Viola). Quello che accomuna questi fenomeni è che sono tutti, tra le altre cose, esempi di reti, manifestazioni di una complessità tale da risultare impenetrabile, spesso inquietante. Cosí come è una rete quella degli scambi commerciali e dei viaggi intercontinentali, che ha reso tanto fatalmente rapida e globale la circolazione del Covid-19. Cosí come è una rete internet: anzi è la rete per eccellenza, il simbolo di questi anni, il luogo dove, del resto, state leggendo queste parole adesso.


Una complessità che acceca

Se il primo «numero» dei Quanti l’avevamo dedicato alle Speranze che si affacciavano nel nuovo mondo seguito all’avvento del virus, questa seconda uscita si muove attraverso le Reti che lo innervano. Senza la pretesa di esplorarle tutte e in ogni direzione, ovviamente (del resto sarebbe possibile? Non è la possibilità stessa di una mappa della rete, delle reti, la posta in gioco? Domande che restano sullo sfondo). Ecco perché abbiamo convocato un gruppo di scrittrici e di scrittori, intelligenze e sensibilità nuove, giovani, voraci, per aiutarci a trovare incroci inaspettati, nodi che magari abbiamo sotto il naso ma a cui non avevamo mai fatto caso, per percorrere i fili di una rete che non sia solo minaccia ma anche laboratorio di vite nuove.


La rete tra minaccia e possibilità

Pietro Minto ci accompagna in quella che è una vera e propria corsa sulle montagne russe, dentro Amazon. Esperienza quotidiana per milioni di persone, Amazon è l’esempio perfetto della complessa pervasività delle reti nelle nostre vite: è un negozio online, certo, ma anche un’infrastruttura tecnologica che tiene in piedi mezza internet, un insieme di pratiche per estrarre valore da dati e lavoro, un ecosistema in cui siamo immersi quando facciamo acquisti, ascoltiamo musica, guardiamo una serie o una partita di calcio.

Nel cloud di Amazon o in quelli delle altre piattaforme riposano anche le centinaia, migliaia, di immagini che abbiamo scattato nel corso delle nostre vacanze, nei nostri momenti privati, durante feste, incontri, addii: a quelle immagini scattate distrattamente, poiché slegate dalla «scarsità» della pellicola, abbiamo chiesto prima di fare da sfondo alle nostre emozioni, poi di farsi carico della nostra memoria. In quello che per lunghezza è quasi un romanzo breve, Gianluca Didino come un flâneur dell’ossessione, sebaldiano e digitale, si aggira nei dintorni della domanda: come ricordiamo, oggi?


Il flâneur e il grande magazzino

È un problema di identità. E se l’identità stessa fosse una rete? O meglio, se fosse l’effetto che emerge da una rete composta da biologia, cultura, tecnologia? Se fosse lo spettro che si manifesta su una soglia, che appare nello spazio sottile dell’interfaccia tra sguardo e tecnologia? Sono domande che si fa Laura Tripaldi nel suo lavoro in laboratorio di scienziata, osservando i «corpi ambigui» delle particelle subatomiche. E se la stessa fertile ambiguità appartenesse ai nostri corpi?

Le reti, ci dicono questi nuovi Quanti, sono ormai diventate il luogo in cui nascono e si definiscono i nostri rapporti intimi e spesso anche quello dove si organizza la lotta politica. Ma può bastare guardare porno su una piattaforma di streaming di proprietà di una multinazionale per dirsi sessualmente liberati e politicamente emancipati? E come tutto questo dà forma ai nostri desideri, al modo in cui incontriamo l’altro? È quello che si chiede Natasha Lennard nei suoi personal essay.

L’incrocio delicato tra narrazione della violenza di genere e discorso pubblico è al centro del Quanto di Carlotta Vagnoli: mostrando come i giornali italiani affrontano i casi di femminicidio – scegliendo spesso punti di vista parziali, ricorrendo a fonti non sempre attendibili ma soprattutto utilizzando un linguaggio fuorviante e semplificatorio – Vagnoli fa emergere i non detti e i sottintesi di una cultura, la nostra, ben lontana dall’essersi liberata dai retaggi del passato.

Nei racconti di Brad Phillips, infine, viene fuori tutta la carica esplosiva – trasgressiva, ironica, struggente, malinconica, sublime e patetica – di quando il desiderio (anzi: il sesso) viene fatto passare attraverso i cavi sottili della comunicazione digitale. Il volto dolente dei suoi amori eterei e depravati che bruciano tra chat e annunci su Craigslist assomiglia, in fondo, a quello di ognuno di noi.


La rete dell'identità

Se questa fosse una mappa (e non lo è), eccoci al punto dove ci sarebbe una grossa freccia: voi siete qui. Dentro una rete di reti, una serie apparentemente infinita di reti che si intersecano, si fondono, si sovrappongono. Può intimorire, può dare una sensazione di angosciato spaesamento, ma può anche essere l’inizio di un nuovo, straordinario viaggio.


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