Quanti

Restiamo in contatto

R—Q
Redazione Quanti 1 Luglio 2021 6 min

Abbiamo avuto paura in questi mesi. Ancora ne abbiamo, ancora ne avremo: inutile negarlo. Ecco perché partiamo dalle speranze. Ecco perché abbiamo chiesto alle scrittrici e agli scrittori di esplorare per noi il «continente speranza». L'editoriale del primo «numero» dei Quanti.

Abbiamo avuto paura in questi mesi. Ancora ne abbiamo, ancora ne avremo: inutile negarlo.

Per questo partiamo dalle speranze.

La speranza è un continente, diceva Ernst Bloch nella sua opera-capolavoro Principio speranza, un continente «abitato quanto quello piú civilizzato, e inesplorato quanto l’Antartide». Un territorio ancora piú misterioso quando le speranze sono nuove perché nascono in reazione a paure nuove, gemmano da eventi imprevisti (ma non imprevedibili) che, come la pandemia da Covid-19, stravolgono le nostre vite.

Ecco perché, per iniziare la nuova serie dei Quanti Einaudi, abbiamo chiesto alle scrittrici e agli scrittori di essere, ancora una volta, i primi cartografi di questa nuova geografia. Di mandarci i loro dispacci da un continente con cui abbiamo un enorme bisogno di entrare in contatto.


La speranza è un continente

Ecco perché, per iniziare la nuova serie dei Quanti Einaudi, abbiamo chiesto alle scrittrici e agli scrittori di essere, ancora una volta, i primi cartografi di questa nuova geografia.

Le speranze sono di solito considerate sentimenti trasformativi, fondamentali in qualsiasi progetto che si prefigga di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere. Certo, diceva Camus, Elpìs – per i greci «l’ultima dea», la personificazione della speranza – ha anche un volto oscuro: «al contrario di quel che si crede, equivale alla rassegnazione. E vivere, è non rassegnarsi». Le speranze possono essere infatti dei formidabili dispositivi di controllo, qualcosa di cui ci si accontenta, quando è il potere a decidere ciò che devi sperare per poter essere felice, in modo da non farti mai nemmeno immaginare quello che felice potrebbe renderti davvero. Eppure è impossibile pensare di condurre una vita senza domani. Mai come nei mesi passati chiusi nelle nostre case ci siamo resi conto di avere bisogno di una via d’uscita, di un orizzonte che ci permettesse di guardare oltre; e ci siamo posti delle domande, che hanno riguardato quasi sempre la paura e, appunto, il suo antidoto: la speranza.

Se – per usare una metafora di Eula Biss – ha senso avere timore delle acque profonde, ma è difficile capire quanto si debba essere cauti in mezzo ai tanti pericoli inventati del mondo, esiste allora un buon uso che possiamo fare della paura? Un uso che ci consenta di non essere ingenuamente sprezzanti, senza però finire col credere agli inesistenti mostri della laguna nera?  Se – dice Marco Filoni – le paure non possono essere eliminate dall’equazione dell’esistenza, possiamo fare in modo che il risultato di tale equazione non sia il terrore che paralizza? Se, come si chiede il narratore in Margherite di Ascanio Celestini, «in lockdown» i tabaccai potevano restare aperti, perché i fiorai invece no? Una questione di poco conto, apparentemente, ma che spalanca degli abissi se il fioraio è quello vicino al cimitero, mettendoci di fronte a quanto siamo ancora piú disarmati e soli davanti a un lutto, soprattutto se veniamo privati dei contatti con il prossimo e ci restano soltanto le parole: né un abbraccio né un mazzo di fiori.

Come ci ha rivelato Antonella Lattanzi, esserci ritrovati da soli (o quasi) a dare forma al proprio presente, e alla propria paura, ha significato anche dover sfoderare tutte le armi a nostra disposizione per sopravvivere, scoprendo un senso di stupefacente libertà. Nel buio abbiamo visto le possibilità scintillare piú brillanti. E ci siamo chiesti se non fosse il caso di mettere in discussione quel che prima credevamo non si potesse discutere. La crisi sanitaria – scrive Hisham Matar – ci ha certamente portati a essere sospettosi l’uno dell’altro; ma proprio per questo è stato necessario inventarsi strategie per difendere oltre ai corpi anche l’immaginazione. Lo abbiamo dovuto fare per non essere impreparati ad accogliere gli ospiti che in futuro torneranno ad arricchire le nostre vite.


L'ineludibile ambiguità della speranza

In un’epoca dominata dall’assertività, il dubbio è stato riportato al centro del discorso.

I testi che compongono il primo «numero» dei Quanti Einaudi si fanno queste e altre domande. Senza la presunzione di avere delle risposte certe, magari soltanto per far sorgere altri dubbi. Perché come ha intuito Paolo Giordano, tra i piú acuti commentatori di questi mesi difficili, con un po’ di lucidità in piú e un po’ di paura in meno arriveremo a riconoscere che una delle lezioni piú importanti che dobbiamo sforzarci di imparare è il dubbio.

In un’epoca dominata dall’assertività, il dubbio è stato riportato al centro del discorso e, pur tra mille urla di disturbo, gli scienziati, gli esperti (almeno quelli piú accorti) hanno cercato di interpretare la realtà senza ricorrere a slogan; lo hanno fatto rischiando di apparire incerti, di contraddirsi, di sbagliare, e hanno riscoperto per noi la categoria proibita del non-sapere.

La Speranza è rappresentata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova come una figura alata che tende le braccia verso una coroncina: è sospesa tra due momenti, sempre in bilico, in un equilibrio fragile e necessario. Ma è anche l’immagine di chi colma una distanza, di chi crea un collegamento, dell’inquieto ma insopprimibile desiderio di lasciarsi toccare dalla Speranza stessa. Questo è lo spirito anche dei Quanti Einaudi: restiamo in contatto.


Lasciarsi toccare dalla speranza

La paura è un calcolo

C’è un nodo strettissimo che lega rischio e libertà, paura e sicurezza. Il “calcolo” della paura è spesso sotteso alle nostre scelte, ma raramente ne siamo consapevoli. E se per capire quello che abbiamo vissuto con il Covid-19 fosse necessario affrontare proprio questo calcolo?

Leggi di più

Cosa sono i Quanti?

Una nuova collana, una nuova rivista, un modo di guardare al mondo alla giusta distanza. Insomma, cosa sono i Quanti?

Leggi di più