Leggere il presente

Vivere sospesi tra solitudine e isolamento. Intervista a Eugenio Borgna (parte III)

G—P
Giulia Priore 25 Novembre 2021 3 min

Terza e ultima parte dell'intervista a Eugenio Borgna sulla solitudine e i suoi contrari. Concludiamo il nostro percorso soffermandoci su come sia cambiata la nostra vita dopo la pandemia e su come la fragilità abbia preso il posto della superficialità.

In questa terza domanda mi si chiede come è cambiata la percezione che abbiamo della solitudine: prima che la pandemia iniziasse non si parlava molto di solitudine e sembrava estranea alla nostra vita. La pandemia ci ha confrontati con questa esperienza di vita inducendoci a coglierne modi di essere che ci erano quasi sconosciuti. 

Ci ha confrontati con la sua dolorosa  presenza che è stata vissuta in maniera diversa, direi, in relazione a quella che è stata la nostra età, la nostra condizione di vita e anche la inclinazione a riempirla con letture, con cambiamenti di dialogo, come è stato quello che avveniva a distanza, e anche con la inclinazione a ridare senso alla vita riscoprendo in particolare le nostre fragilità inattese e le nostre doti di immaginazione e di creatività. 

La solitudine è stata allora riscoperta e vissuta in maniera diversa: forse più difficile da sopportare in età adolescenziale che non in quella adulta e anziana. Non so se si possa anche distinguere un diverso modo di confrontarsi con i problemi di questa nuova solitudine nella donna e nell’uomo: direi allora che, per quanto è stata la mia esperienza con pazienti femmine e con pazienti maschi, nella donna è più alta la capacità di adattarsi a situazioni inattese che non nell’uomo. La sua domanda aveva un secondo aspetto, quando si chiede quali possono essere nel futuro i ricordi legati a questi lunghi mesi di solitudine: il drago dell’oblio scende rapidamente sulle esperienze che abbiamo fatto, anche se non sarà facile dimenticarle. 


Differenze tra giovani e anziani, donne e uomini

La fragilità, il senso del vivere anche insieme, di sentire il bisogno di una solidarietà, sono esperienze che non si dimenticheranno facilmente, soprattutto dinnanzi alla morte che nella prima fase della pandemia abbiamo sentito vicina. Riviverla nella sua presenza straziata, come mai accadeva prima e come mai accadrà domani. Forse è più facile dimenticare queste esperienze per i giovani che non per le persone adulte e soprattutto anziane. 

Mi chiedo, in conclusione, quali potranno essere le conseguenze anche psicologiche che abbiamo tutti vissuto nel corso di una pandemia, non ancora conclusa del resto, e cosa lasceranno in noi. Forse il senso di questa fragilità, che la solitudine ha fatto riemergere, e che, in fondo, ad ogni età prima della pandemia non sembrava far parte della nostra vita.

Eugenio Borgna

In dialogo con la solitudine


Vele, pp.120

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